Il sistema pensionistico italiano trae origine dal secondo comma dell’articolo 38 della Costituzione della Repubblica Italiana secondo cui: “i lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria.”
Esso si basa sul meccanismo della
corrispettività, cioè la restituzione dei contributi versati nel corso
della vita attiva.
I contributi versati da ciascun contribuente nello specifico danno diritto a 6
prestazioni di cui due sono la pensione di invalidità e la pensione di
inabilità.
In questo articolo ci soffermeremo solo su queste.
La pensione di invalidità viene
riconosciuta quando interviene un’invalidità permanente da infortunio o
malattia superiore al 66%, quindi
stiamo parlando di un’invalidità importante che pregiudica l’attività
lavorativa ed ha anche riflessi su molti aspetti della vita.
La pensione di inabilità da infortunio o malattia addirittura viene riconosciuta se la capacità
lavorativa è stata compromessa totalmente, al 100%.
Di fronte a queste percentuali così alte ci si aspetterebbe che la copertura
previdenziale erogata fosse di importo sufficiente a sopperire al reddito da
lavoro che verrebbe a mancare, in modo che il dipendente/commerciante divenuto
invalido o inabile possa contare sulla pensione per mantenere il suo tenore di
vita precedente.
E invece no! Se facciamo un rapido calcolo, vien fuori che l’importo
corrisposto come pensione di invalidità/inabilità dall’INPS è a dir poco
ridicolo e inadeguato a far fronte alle
necessità.
Per dare un’idea concreta di questo, prendiamo due casi specifici:
- Dipendente di 40 anni, con un reddito medio annuo pari a €30.000 che ha versato 15 anni di contributi.
Secondo le tabelle, a fronte del versamento del 33% della propria retribuzione lorda nelle casse dell’INPS per i 15 anni di lavoro, il contribuente si ritroverebbe a percepire una pensione di invalidità pari a €7.042 annui o una pensione di inabilità pari a €14.594 annui. - Artigiano o commerciante, con reddito medio annuo pari a €30.000 che ha versato 15 anni di contributi. Secondo le tabelle, a fronte del versamento del 24% del proprio reddito lordo nelle casse dell’INPS per i 15 anni di lavoro, il contribuente si ritroverebbe a percepire una pensione di invalidità pari a €4.547 annui o una pensione di inabilità pari a €9.420 annui.
Versamento | Pensione di invalidità | Pensione di inabilità | |
DIPENDENTE |
33% |
€7.042 |
€14.594 |
ARTIGIANO O COMMERCIANTE | 24% | €4.547 | €9.420 |
* Uomo 40 anni, Reddito annuo: €30.000
Come puoi vedere si tratta di somme che non arrivano neppure al 50% del reddito precedentemente percepito, in alcuni casi siamo addirittura intorno al 15%.
Come è possibile realisticamente pensare di mantenere il tenore di vita precedente all’infortunio o alla malattia?
Facendo un rapido confronto tra il reddito che i due contribuenti avrebbero percepito se non si fosse verificato l’infortunio/malattia e il reddito percepito grazie alla pensione di invalidità/inabilità, emergono le seguenti discrepanze relative al reddito mancante, per arrivare all’età pensionabile che oggi è a 67 anni:
Dipendente:
Invalidità |
Reddito annuo mancante: €30.000 – €7.042 = €22.958 |
Reddito totale mancante: €22.958 x 27 = €619.866 |
Inabilità |
Reddito annuo mancante: €30.000 – €14.594 = €15.406 |
Reddito totale mancante: €15.406 x 27 = €415.962 |
Artigiano o commerciante:
Invalidità | Reddito annuo mancante: €30.000 – €4.547 = €25.453 | Reddito totale mancante: €25.453 x 27 = €687.231 |
Inabilità | Reddito annuo mancante: €30.000 – €9.420 = €20.580 | Reddito totale mancante: €20.580 x 27 = €555.660. |
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